Campo lavoro Sarbova 2024
Quando ci proposero di partecipare al campo lavoro, piene di dubbi ed incertezze, rispondemmo di sì, senza sapere bene ciò che ci attendeva. Quindi il quattro luglio noi e altri 3 ragazzi, che avevamo già avuto la possibilità di conoscere al weekend formativo qualche mese prima, siamo partiti da Verona in direzione Sârbova, accompagnati da tanta musica e voglia di scoprire ciò che ci aspettava.
Insieme siamo riuscite ad aprirci agli altri facendo nuove amicizie e aiutandoci l’un l’altra. Ci ha colpito tanto il momento in cui siamo scese dal furgone e, piene di aspettative, abbiamo visto il viso sorridente della piccola Adriana che ha iniziato subito a presentarsi a tutti quanti mostrando la sua sincera felicità di incontrarci e di condividere questa splendida esperienza con noi.
Questi 10 giorni di campo ci hanno arricchito come persone, nelle relazioni con gli altri e ci hanno aiutato a realizzare qual è il vero significato del servizio e del mettersi in gioco.
Ogni mattina ci svegliavamo presto, e sotto il sole cocente ci dividevamo i compiti: chi si occupava di rimuovere erbacce dai campi, chi di tagliare la legna, chi di aiutare nelle faccende. Era un lavoro duro, ma incredibilmente gratificante, anche per la soddisfazione a fine giornata di aver contribuito anche solo in minima parte a un grande progetto.
Certo, non tutto è sempre andato per il verso giusto. Questo campo lavoro è stato colmo di disavventure, a partire dal malanno che ci ha colpiti tutti, sfidandoci e mettendoci alla prova facendo risuonare le nostre emozioni mille volte più forte.
Dopo cena, andavamo a guardare tutti insieme il tramonto, che lasciava spazio alla notte e con lei ogni fatica si faceva da parte. Tutto era ripagato dai lunghi discorsi notturni sotto le stelle con le nuove persone incontrate. Altre amicizie sono nate i
giorni successivi, anche grazie alle ore passate insieme a svolgere i lavori
che ci erano stati assegnati, e alle ore di spensieratezza, riflessione e preghiera. Il momento dell’ Eucarestia era fondamentale per ricordarci perché eravamo lì e di quanto, inconsapevolmente, stavamo ricevendo anche e soprattutto grazie alla presenza di Dio che ci ha accompagnati tutto il tempo.