Apriti al Mondo 2023
COSTRUIRE SENTIERI A PICCOLI PASSI:
Qualche mese fa assieme ad altri ragazzi ho partecipato a quattro incontri pensati e proposti da alcuni volontari dell’associazione che hanno vissuto esperienze lunghe di volontariato internazionale.
Quando è stata lanciata la proposta ho colto al volo questa opportunità perché già da tempo stavo pensando che mi sarebbe piaciuto un giorno partire per fare un’esperienza simile, quindi ho accettato l’invito pienamente fiduciosa del fatto che sarebbero state occasioni ricche di incontro e di confronto. E così è stato; partecipare a queste quattro domeniche comunitarie è stato personalmente molto bello non solo per le attività e gli spunti proposti ma anche perché, oltre a conoscere qualche volto nuovo, ho passato del tempo con persone a cui sono legata da ormai qualche anno e con cui mi sento a casa. Questa volta però la differenza è stata che tutti eravamo lì con un’ottica un po’ diversa rispetto ad altre occasioni di formazione vissute nel passato. Chi più e chi meno consapevole era incuriosito da questa possibilità di “aprirsi al mondo”.
E’ stato bello prendersi il tempo durante quelle giornate per ragionare su questo desiderio che è in me da anni e alimentarlo ancora una volta grazie alle parole ascoltate e a quelle spese. Al termine di ogni giornata tornavo a casa piena di pensieri e di parole, ma, devo ammettere, il più delle volte senza nessuna domanda. Sul momento, probabilmente, ho vissuto queste belle occasioni come virgole nella frenesia quotidiana della mia vita da universitaria fuori sede.
Queste domande, che mi aspettavo di portarmi a casa in realtà, sono semplicemente arrivate dopo, e stanno arrivando adesso, in questi mesi. Ripensando a tutto ciò che ho sentito, ai racconti, alle piccole sfide che ho colto durante quelle domeniche, trovo solo oggi alcune risposte e nel frattempo maturo altre domande.
Cosa vuol dire “tuffarsi” in quella piscina che al primo incontro ho disegnato su un foglio dopo la lettura di una storia? Cosa mi spinge a partire? Sono da sola in questo viaggio o c’è Qualcuno che si mostra sulla mia strada e che oggi mi fa dire “Sulla tua parola getterò le reti”? Quanto è concreto questo desiderio che maturo da tempo?
E la paura? Come rispondo alla paura? Devo tornare al principio, dove ciò che sento è nato, al perché, e solo dopo pensare al dove, al quando, al come... tutti aspetti certamente importanti e da non trascurare se una persona sceglie di partire per un tempo più lungo, ma la domanda principale rimane comunque PERCHÉ. Credo fermamente che le piccole esperienze vissute durante quelle giornate di incontro, di scoperta e formazione, siano state fondamentali per adesso, ora che la mia partenza non è più qualcosa di ideale ma sta diventando qualcosa di sempre più tangibile. Durante gli incontri abbiamo ascoltato testimonianze di vita di diverse persone, e anche avuto occasione di prestare un servizio concreto. Mi tornano in mente i racconti di Stefano e rivedo le fotografie della sua esperienza in Colombia, ripenso alle mie poche settimane estive passate in Romania, riecheggiano nelle mie orecchie le parole di Mara e di Emanuele, le domande di Francesca, Stefania e Francesco, e i racconti di tutti i ragazzi che hanno partecipato con me agli incontri condividendo un pezzetto della loro storia e dei loro dubbi.
Se dovessi raccontare un’attività che mi è rimasta molto impressa credo parlerei del gioco di ruolo che ci è stato proposto in cui interpretavo una civilista esperta in coltivazioni che partecipava al progetto di Servizio Civile perché interessata all’agricoltura del luogo, ma insieme ad altri volontari poi si trovava invece a dover organizzare delle lezioni di italiano per i bambini del posto. In quell’occasione ho iniziato ad interpretare il mio ruolo, ma dopo qualche scambio di battuta mi sono completamente dimenticata che dovessi far finta di essere qualcun altro e ho agito di istinto, cominciando a proporre idee di attività. Solo al termine del gioco di ruolo, quando tutti hanno svelato chi dovevano essere, mi sono ricordata e mi sono resa conto di aver sbagliato tutto; questo mio errore, forse un po’ sciocco, è stato però ciò che mi ha fatto riflettere su come probabilmente io Emanuela mi sarei comportata effettivamente in una situazione simile. Immaginandomi per un attimo immersa in un contesto diverso, in un posto lontano, a cercare in qualche modo di comunicare diversamente da come sono abituata, ricordo di aver pensato alla fatica che avrei potuto vivere e di aver gioito di questa fatica. Ecco che sono tornata al mio perché; perché anche se impacciata, impaurita, insicura, potrò donare il mio tempo e la mia presenza, aprirmi a mondi diversi dal mio e condividere un pezzo di vita, e anche se potrà essere a tratti faticoso, forse sarà quella la sfida più bella.
Incontro, missione, coraggio, gioia, fatica, o ancora preghiera, amore, tuffo, energia, sono tutte parole che per me riassumono ciò che in quelle domeniche ho scoperto e ascoltato grazie a “C’è Campo” e che solo oggi cominciano a tornano a me con un significato diverso, forse più vivo e concreto.