Esperienze estive Km0 - Uno spazio di cura
Quest’estate noi ragazzi dell’Associazione “C’è Campo” assieme al gruppo degli universitari del MEC, abbiamo vissuto un’esperienza di volontariato sul territorio.
E’ stato un percorso iniziato la scorsa estate, quando abbiamo scelto come Associazione di intrecciarci con varie realtà della nostra città, Trento, per le nostre esperienze estive. In questo modo, non potendo per ragioni sanitarie andare all’estero, siamo comunque riusciti a trovare l’occasione per fare una bellissima esperienza di servizio a “km0”.
Quest’anno abbiamo scelto di continuare in questa direzione, e quando c’è stata fatta la proposta, entusiasti abbiamo detto “Sì!”
A fine luglio ci siamo ritrovati insieme alle Laste e abbiamo iniziato la nostra esperienza con due giorni di formazione, durante i quali abbiamo condiviso quelle che erano le nostre aspettative, i nostri pensieri e le nostre sensazioni prima di partire verso le realtà a noi proposte.
Il titolo del weekend era “Coltivare intrecci”, e proprio da qui siamo partiti: “Cosa vuol dire intreccio per me?”,”Come potrei vivere gli intrecci nell’esperienza che farò?”.
Sono stati due giorni importanti, per sostare un momento su di noi come volontari, per confrontarci e per ritrovarci come gruppo prima di ripartire tutti assieme.
Durante la prima settimana di agosto ci siamo poi divisi in piccoli gruppetti e siamo entrati in contatto con la realtà del territorio. In particolare, io sono andata, assieme a Francesca, Maddalena, Sara ed Elena, alla cooperativa “La Rete” di Trento, una cooperativa sociale che offre sostegno alle persone con disabilità e alle loro famiglie, proponendo, tra le altre cose, anche progetti estivi.
La settimana era dedicata al progetto “Tutti nello stesso campo” che vede una collaborazione tra la cooperativa e l’agriturismo “Allo stesso campo” di Seregnano (Civezzano).
Il primo giorno abbiamo incontrato Eleonora, l’educatrice responsabile dei volontari della Rete, che ci ha raccontato la storia della cooperativa e i suoi principi fondanti; questo primo incontro è stato veramente importante per me, ma penso anche per le altre ragazze, perché ho percepito la cura che questa realtà mette nel relazionarsi con le persone che fanno parte della cooperativa. Eleonora ci ha presentato il progetto, e ci ha parlato di cura, di famiglia, di adultità, di accoglienza, di ascolto. Sono convinta che tutto ciò mi abbia permesso di iniziare questa settimana con uno spirito più consapevole e più aperto verso quello che stavo per vivere.
Durante la settimana stavamo tutta la giornata fino alle 17.00 alla Rete, un giorno siamo andati a Baselga di Pinè per fare un’attività con i cavalli, mentre le altre giornate le abbiamo trascorse a Seregnano, per lavorare nei campi o all’agriturismo. Con il passare delle giornate sentivo che si stavano instaurando dei rapporti sempre più profondi, sia con le persone della cooperativa sia tra noi ragazze di “C’è campo”.
Ogni giorno che passava si conosceva un pezzetto di vita dell’altro e si entrava in relazione con le persone in tanti modi diversi, tramite un racconto, tramite uno sguardo, o anche grazie alla fatica provata insieme.
Seppur l’esperienza sia durata solo una settimana, trovarsi tutti i giorni e passare del tempo assieme mi ha permesso di conoscere e di farmi conoscere sempre meglio alle persone, entrare in sintonia con i loro caratteri e le loro passioni, e questo per me è stato un grandissimo dono.
E’ stata un’esperienza che mi ha messo anche alla prova, mi ha spinto ad aprirmi maggiormente a persone sconosciute, perché in poco tempo volevo riuscire a donarmi al massimo delle mie energie.
Fin da subito siamo state accolte dalla cooperativa con grande generosità e cura, e anche noi siamo state felici di poterci donare in questo contesto. La frase che più mi porto dietro da questa esperienza è “APERTURA ALLA RELAZIONE”, una relazione sincera, ricca e solare.
Ho amato tutti i momenti di scambio, le risate che si facevano durante i pranzi mentre ci si raccontava la mattinata appena trascorsa, e anche i momenti di silenzio, in cui sentendo solo i respiri affannosi per il caldo mentre si raccoglievano fagiolini o fiori di calendula, ci si accorgeva di essere in due, di poter contare uno sull’altro, di potersi supportare a vicenda, ognuno secondo le proprie capacità. Secondo me essere volontari significa anche questo, crescere donando, mettersi in gioco in una relazione sullo stesso piano e bidirezionale, ascoltare l’altro e infondere gioia.
Durante questa settimana, passando il tempo con persone con disabilità, abbiamo riflettuto su come, vivendo questa esperienza, siamo state sorprese e travolte dalla genuinità, dall’accoglienza e dall’entusiasmo che le persone della cooperativa ci donavano ogni giorno, e ci siamo confrontate su come, quello che a volte potrebbe sembrare un ostacolo piano piano scompare, perché basta darsi il tempo di conoscersi meglio per poter poi scoprire l’unicità e la ricchezza di ognuno.
Al termine della giornata, la sera ci ritrovavamo alle Laste per cenare tutti assieme e raccontarci i nostri incontri e le nostre attività. Sicuramente anche questo ha arricchito moltissimo l’esperienza, e durante la settimana si è creato un gruppo sempre più coeso. Era bello ascoltare i racconti degli altri, e i momenti passati insieme ci ridavano energia da far fruttare nel nostro servizio durante la giornata seguente
Dopo qualche mese, verso metà novembre, ci siamo ritrovati nuovamente per vivere assieme un altro weekend e ripensare, dopo del tempo, a cosa avevamo vissuto durante l’estate. Anche questa è stata un’occasione molto arricchente per me, come penso per tutti, perché è stato un momento per risentirci, rivederci e riallacciare il legame costruito quest’estate.